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La silloge di Pino Chisari possiede questa sensibilità, è una raccolta di silenzi e sguardi attenti, di ricordi e consapevolezze, di malinconie, intime gioie e riflessioni profonde.
E’ una poesia elegante quella di Chisari, che raccoglie in eredità le sonorità e il linguaggio della tradizione poetica italiana di ampio respiro: da Montale a Quasimodo, a Saba, alla ricercata scelta delle parole delle poesie di Luzi. Non sono versi tormentati, convulsi, espressione di sentimenti estremi, piuttosto somigliano alla risacca del mare.

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Ci sono attimi che agli occhi estremamente sensibili del poeta paiono composti d’infinito, sfumature di realtà di cui nessuno s’accorge, piccole porzioni di vita quotidiana che diventano materia poetica eterna: il volo di un gabbiano, uno sguardo, il profumo del pane, l’odore della pelle della donna amata, una farfalla che si posa su un pianoforte:
Cerco di cogliere la nota lieve/ch’una farfalla ha staccato/posandosi improvvisa/sulla tastiera d’un pianoforte.
Come se l’udito fine lo portasse a percepire suoni che solitamente non vengono raccolti.
La silloge di Pino Chisari possiede questa sensibilità, è una raccolta di silenzi e sguardi attenti, di ricordi e consapevolezze, di malinconie, intime gioie e riflessioni profonde.
E’ una poesia elegante quella di Chisari, che raccoglie in eredità le sonorità e il linguaggio della tradizione poetica italiana di ampio respiro: da Montale a Quasimodo, a Saba, alla ricercata scelta delle parole delle poesie di Luzi. Non sono versi tormentati, convulsi, espressione di sentimenti estremi: Non credo all’allegria del vino/né alla perdizione delle droghe,/non credo alle scariche di adrenalina. Piuttosto somigliano alla risacca del mare, un andare e venire dal presente al passato, una passeggiata nelle stanze del cuore e della mente, un silenzioso camminare nel bosco facendo attenzione ai colori intorno, al fruscio delle foglie accarezzate dal vento, al rumore dei ciottoli calpestati. La natura diventa viva e presente tra i suoi versi:
Vedo fondali scuri/ove il blu rapido si dissolve/in un nero denso e vischioso/che par celare misteri inquietanti.
Il passato, l’amore, la natura, la constatazione dello scorrere del tempo, questi sono i temi centrali della sua poetica, che con leggerezza malinconica si succedono nei suoi versi, in cui l’enjambement usato con naturalezza dona un ritmo molto personale alla musicalità del verso e la metafora diventa sguardo prezioso con cui dipingere la realtà che diventa magica:
Unirai le stelle del cielo col filo/rubato alla tela d’un ignaro ragno,/le unirai paziente per scoprire/il disegno oscuro del tuo destino
E’ una raccolta piena di ricordi questa, e di visioni anche.
L’autore ci accompagna nel suo mondo con delicatezza, rendendoci partecipi delle sue malinconie e delle sue riflessioni sul vivere e sul morire, sui miracoli dell’esistenza. E ci riesce. E ci riempie di suoni, immagini, meraviglia e sorrisi che fanno parte del suo percorso di vita, nel suo viaggio interiore ed esteriore.
Perché la vita in fondo, nel suo scorrere incessante, non è altro che questo, un immenso viaggio, se possibile fatto in compagnia delle persone amate, di cui essere grati.
E in questa raccolta se ne coglie appieno il senso e il significato profondo.

Ilaria Giovinazzo (poetessa), novembre 2021